BIOECONOMIA, IL FUTURO PER MOLTE PMI SECONDO IL RAPPORTO DELLE REGIONI

Secondo la Conferenza delle Regioni, la bioeconomia è un elemento di competitività molto forte a livello nazionale che bisogna sostenere nel medio-lungo periodo con forti investimenti in formazione, e sviluppo delle imprese a beneficio dei settori legati al Made in Italy

La Conferenza delle Regioni il 24 novembre ha presentato un documento di posizionamento sulla bioeconomia, quale contributo regionale al Governo all’attuazione della Strategia nazionale di specializzazione intelligente.

La Bioeconomia favorisce la transizione da un sistema produttivo economico energivoro, basato sulle risorse fossili non rinnovabili e con accentuato impatto ambientale, ad un sistema più sostenibile fondato su un utilizzo razionale ed integrale delle risorse biologiche

Le Regioni ritengono che sia necessario rivoluzionare i sistemi economico-produttivi, sviluppando innovazioni tecnologiche, sociali ed organizzative a più livelli, per superare i limiti delle risorse biologiche e la necessità di sostituire i materiali sintetici ottenuti dalla chimica del petrolio.

In tal senso, le Regioni tracciano delle possibili traiettorie di sviluppo, con forti ricadute per diversi settori propri del Made in Italy,  per le quali gli enti locali sono pronti ad adottare strategie di coinvolgimento dei vari soggetti, in primis le associazioni delle imprese,  per creare condizioni favorevoli allo sviluppo locale.

In particolare, vogliono guardare alla filiera del cibo: dalla produzione primaria, alla trasformazione, alla distribuzione e al consumo come ad un mondo  su cui  investire in tecnologie e azioni che consentano una più chiara descrizione degli alimenti e una più dettagliata comprensione della complessa rete di attività produttive che ci sono dietro la qualità e la sostenibilità del cibo.

Proprio dalle filiere di valore della Bioeconomia si individuano numerosi soggetti imprenditoriali che vanno ad esempio dalla lavorazione della materia prima, alle bioraffinerie, agli utilizzatori di fine chemicals, ai produttori di energie rinnovabili, che ad oggi sono presenti  in regioni diverse. Diventa dunque importante che le regioni dialoghino per sviluppare catene di valore interregionali sulla base delle proprie caratteristiche e tipicità ambientali e socio-economiche, sviluppando specifici casi studio e partecipando a filiere di valore nazionali.

Documento della Conferenza delle Regioni