Evasione fiscale: fine del segreto bancario tra Italia e Svizzera

Italia-SvizzeraInformazioni finanziarie trasparenti da subito ai fini della voluntary disclosure, dal 2018 scambio automatico di dati su conti e investimenti: come l’accordo Italia Svizzera combatte l’evasione fiscale.

Gli effetti non saranno immediati, ma l’accordo Italia Svizzera sulla trasparenza delle informazioni finanziarie è salutato da molti come un passaggio epocale: di fatto, significa l’addio al segreto bancario di Berna, e la possibilità, per l’Italia, di avere nuovi, potenti, strumenti contro l’evasione fiscale. Fra l’altro, se l’automatismo delle informazioni finanziarie su coloro che hanno i conti in Svizzera diventerà completamente operativo nel 2017-2018 (come vedremo, l’accordo appena firmato inizia ora un complesso iter di ratificazione), ci sono anche effetti immediati, per esempio ai fini della voluntary disclosure. L’intesa sulle questioni fiscali e finanziarie fra Italia e Svizzera è stata definitivamente siglata il 23 febbraio, dalla consigliera federale delle Finanze Eveline Widmer-Schlumpf e dal ministro delle Finanze italiano Pier Carlo Padoan.

Si tratta di un Protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni fiscali, e fissa una roadmap, quindi un preciso percorso, per la trasparenza delle informazioni finanziarie. Fin da subito, la Svizzera esce dalla black list, la lista nera, dei paradisi fiscali ai fini della voluntary disclosure: significa che la trasparenza delle informazioni finanziarie è garantita immediatamente per chi aderisce alla procedura di rientro dei capitali prevista dalla legge 186/2014, in base alla quale è possibile riportare in Italia somme e investimenti che si trovano all’estero, pagando interamente le relative tasse ma con un sconto sulle sanzioni, e con una sanatoria penale.

Ma in vista, c’è una collaborazione a 360 gradi: la Svizzera si è impegnata ad adottare lo standard OCSE sullo scambio automatico di informazioni a partire dal 2018, a valore quindi sulle attività finanziarie detenute nel 2017. Quando l’iter legislativo dell’intesa sarà terminato (ci vogliono dei passaggi parlamentari), lo scambio di informazioni fra i due paesi sarà automatico, all’insegna della più totale trasparenza in chiave anti evasione fiscale. In parole molto semplici, significa che chiunque avrà un conto o un investimento in Svizzera sarà noto al fisco italiano, con nome e cognome.

Le informazioni che automaticamente l’Agenzia delle Entrate avrà a disposizione riguarderanno conti corrente, depositi, rapporti di custodia, assicurazioni. Verrà creata un’apposita piattaforma, con le informazioni sui rapporti finanziari e le relative rendite.

«Dopo anni di controversie, l’accordo tra la Svizzera e l’Italia pone nuove basi che permetteranno di rafforzare la cooperazione, migliorare le relazioni tra i due Stati e sviluppare le relazioni economiche bilaterali in un clima costruttivo» si legge nel comunicato ufficiale del Governo di Berna. L’accordo è il frutto di «un lavoro durato molto tempo e molto difficile», ha sottolineato Pier Carlo Padoan.

Il ministro del Tesoro italiano sottolinea che «prima della crisi globale questo accordo sarebbe stato impensabile, ma la crisi ha spinto sulla trasparenza e almeno in questo è stata utile». E’ dal G20 del 2008 che è cambiato il clima internazionale sui paradisi fiscali, destinati a essere sempre meno convenienti e a fare sempre più fatica a resistere al nuovo clima di trasparenza sulle informazioni e di lotta all’evasione fiscale.

La firma con la Svizzera è solo un primo passo, per giovedì 26 febbraio è già in programma un analogo appuntamento con il Liechtenstein, e sono in corso negoziati, pur a uno stadio ancora iniziale, con Montecarlo.

Il Protocollo Italia Svizzera prevede anche un’intesa sui frontalieri, contro la doppia imposizione fiscale: pagheranno il 70% delle tasse nel paese in cui svolgono l’attività mentre l’imposta sulle persone fisiche che verrà pagata, invece, nel paese di residenza, terrà conto di quanto già versato all’altro Stato. Quindi, un italiano che lavora in Svizzera pagherà fino al 70% delle imposte in Svizzera e la restante parte in Italia. Inizialmente il carico fiscale rimarrà sostanzialmente invariato, ma con il passare del tempo il vantaggio fiscale rappresentato dalla più favorevole tassazione elvetica è destinato ad assottigliarsi.

Tornando al nuovo clima internazionale di cooperazione finanziaria e lotta all’evasione fiscale, si può sottolineare che si tratta di un elemento favorevole per le PMI, tradizionalmente svantaggiare ne confronti delle grandi aziende che hanno maggior possibilità di mettere in pratica politiche fiscali aggressive.

Fonte: PMI