Fatturazione Elettronica: nuove regole per 2 milioni di imprese

fatturaIl nuovo obbligo di fatturazione elettronica verso la PA in vigore dal 6 giugno interessa da subito il 40% delle imprese italiane, ovvero i 2 milioni di fornitori della pubblica amministrazione, con un forte impatto di breve e lungo termine anche sotto il profilo ed economico.
Gli adempimenti tecnici sono comunque stringenti e non ci si illuda di ricorrere a fatture in pdf allegate a una email: la PA ha messo a punto un apposito Sistema di Interscambio (SdI) gestito dall’Agenzia delle Entrate attraverso Sogei, tramite cui inviare le nuove fatture in formato XML, secondo il modello standard. Tutte le regole sono contenute nel DM 55/2013 e nella Circolare del Ministero delle Finanze del 31 marzo 2014.

Imprese interessate
Secondo l’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano, le fatture destinate agli enti coinvolti dalla prima scadenza del 6 giugno 2014 – ministeri, agenzie fiscali, enti nazionali di previdenza e assistenza – sono fra 7,5 e 10 milioni. In molti casi, si tratta di scambi interni alla pubblica amministrazione, ma ci sono anche i fornitori. Si stimano in circa 2 milioni le aziende coinvolte, fra cui molte PMI. Per tutti gli altri enti (centrali e locali), ricordiamo che l’obbligo di fatturazione elettronica scatterà il 31 marzo 2015 (il Dl 66/2014 ha anticipato la scadenza del 6 giugno 2015).

Risparmi
I risparmi della PA (in ottica di Spending Review), sono stimati in circa un miliardo l’anno: 17 euro in meno per ogni fattura, di cui 14 di manodopera (protocollazione, autorizzazione, registrazione e conservazione) e il resto di spazio e materiali.
I risparmi per le imprese? Da subito 600 milioni di euro, con minori costi da 3 a 8 euro per fattura (manodopera, stampa, imbustamento, spedizione, rapporti con la PA, archiviazione, carta, spazio); la digitalizzazione all’intero processo d’ordine (ordine-consegna-pagamento) porta il risparmio a 25-65 euro per ciclo.
«L’avvio della fatturazione elettronica verso la PA può essere l’inizio di un processo di maturità digitale che coinvolge la nostra PA e si riflette sull’intero sistema economico italiano» sottolinea Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio. «Non sarà un percorso facile, soprattutto a stretto ridosso della scadenza dell’obbligo, ma costituisce un’evoluzione ineludibile. La fatturazione elettronica può innescare un’autentica “ri-evoluzione digitale“» e il «beneficio principale per imprese e PA non sarà l’aumento della digitalizzazione nei processi, ma la consapevolezza di come l’innovazione digitale sia oggi uno strumento di crescita continua».
Secondo il responsabile della ricerca, Paolo Catti, ci saranno vantaggi in termini di produttività ed efficienza per la PA ma anche per le azende: «per i fornitori, significherà non farsi sfuggire un’opportunità: affrontare l’obbligo con consapevolezza, evitando di duplicare processi e archivi, trovando modelli di gestione più adatti alle proprie esigenze». Uno stimolo per il sistema paese anche se l’Italia in materia di digitalizzazione non è certo all’avanguardia: «fare fatturazione elettronica verso la PA è molto più semplice di quanto possa sembrare».

Stato dell’arte
Quante sono le imprese italiane che fanno già fatturazione elettronica? Quelle che prevedono già un formato strutturato come quello previsto per la fatturazione verso la PA (formato, firma, conservazione), sono poche decine, mentre se si considera la definizione contenuta nella legge 228/2012 (qualsiasi fattura emessa e ricevuta in un qualunque formato elettronico, conservabile con conservazione elettronica) si sale all’1% delle aziende italiane (circa 50mila). Considerando anche le imprese che inviano fatture in formato non strutturato si sale al 45%-50% delle aziende (circa 2,5 milioni).
Infine, una considerazione che interessa ulteriormente le imprese: la fatturazione elettronica favorisce la velocità dei tempi di pagamento della PA, nota piaga italiana. Gli ultimi dati: per farsi pagare da un ente pubblico nella Penisola ci vogliono circa 165 giorni contro i 58 di media Ue, i 35 della Germania, i 40 della Gran Bretagna, i 59 della Francia, i 154 della Spagna.