Confartigianato al DEF: Sostegni vitali per il 2021

“Le leve finanziarie nazionali ed europee devono essere usate per il sostegno e il rilancio delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 99,4% del sistema produttivo, e per imprimere una svolta cambiando ciò che non va nel Paese con riforme strutturali del fisco, della Pa, del mercato del lavoro, del welfare, della giustizia civile”. Lo sostengono i rappresentanti di Confartigianato intervenuti oggi all’Audizione sul DEF presso le Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera.

“Confidiamo – hanno sottolineato – che il prossimo Decreto Legge Imprese preveda la dotazione finanziaria adeguata a sostenere gli imprenditori anche nel 2021 con nuovi contributi a fondo perduto e misure per coprire le spese fisse, in particolare attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta sugli affitti e sulla sanificazione. Va superato il criterio del ristoro circoscritto alla perdita di fatturato media di un solo mese del 2020 e il limite del 30% di calo di fatturato per accedere al contributo a fondo perduto, poiché secondo elaborazioni su un panel di nostri associati, circa il 40% delle imprese presenta una perdita di fatturato inferiore alla soglia del 30%. E’ indispensabile, quindi, introdurre un decalage che permetta di godere del beneficio, seppur in misura più ridotta, alle imprese con un calo del fatturato almeno del 15%”.

Altrettanto necessarie, secondo Confartigianato, nuove moratorie di pagamento dei finanziamenti e la proroga per tutto il 2021 di quelle in essere, senza l’obbligo per le banche di riclassificare il debitore in ‘negativo’ o in ‘insolvente’ e riattivando la flessibilità che l’EBA aveva concesso alle banche europee all’inizio della crisi economica. Va anche estesa la durata della garanzia pubblica da 6 anni ad almeno 15 anni per permettere alle imprese di diluire il proprio impegno finanziario su un arco di tempo più lungo.

Tra le misure per il rilancio delle imprese, i rappresentanti di Confartigianato segnalano il superbonus 110% e la necessità di prorogarlo a tutto il 2023, estendendolo a tutti gli interventi e tipologie di edifici e, negli anni successivi, di renderlo stabile con un meccanismo scalare discendente delle percentuali di detrazione.

In materia di lavoro, Confartigianato chiede di rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. In particolare sui contratti a termine, sollecita l’eliminazione strutturale dell’obbligo di indicare la causale e del contributo addizionale previsto in occasione di ciascun rinnovo. Inoltre chiede di superare gradualmente il blocco dei licenziamenti, ampliando le ipotesi di esclusione a cominciare dal settore delle costruzioni e di garantire la possibilità per tutte le imprese di continuare ad utilizzare il lavoro agile in maniera semplificata.

Sul fronte delle politiche attive del lavoro, i rappresentanti dell’artigianato e delle piccole sostengono la necessità di una riforma del sistema di orientamento scolastico e professionale con il rilancio degli Istituti Professionali e degli Istituti Tecnici, investimenti sulle competenze professionali a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntando sull’apprendistato duale e professionalizzante. Sollecitata anche l’operatività del Fondo Nuove Competenze almeno per tutto il 2021 e una dotazione finanziaria adeguata ai Fondi Interprofessionali.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, Confartigianato ribadisce che le ipotesi di riforma dovranno salvaguardare e valorizzare l’esperienza positiva del Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato e sostiene la necessità di assicurare la rapidità di erogazione delle prestazioni di sostegno al reddito.

Prestiti alle PMI 2021

Il crollo dei ricavi conseguente allo shock da pandemia ha generato una crisi di liquidità senza precedenti. Sulla base dell’analisi statistica del Dipartimento delle politiche fiscali del Mef sulla fatturazione elettronica e del calo dell’export si stima un perdita di ricavi per le imprese italiane non inferiore a 400 miliardi di euro. A seguito di questo straordinario prosciugamento dei fondi liquidi provenienti dalla clientela, più di un terzo (34,1%) delle imprese rimane esposta, almeno fino all’estate, a seri problemi di liquidità. Il persistere degli effetti negativi sulla liquidità delle imprese conseguenti alla pesante e prolungata flessione del fatturato emerge anche dalle indicazioni raccolta dal panel di esperti Confartigianato sulla finanza d’impresa e contenute nella 4° edizione dell’Osservatorio Credito Covid-19 .

Gli interventi pubblici per contrastare la carenza di fondi liquidi sono stati ingenti. Secondo l’ultimo report della Task force le moratorie a favore di società non finanziarie riguardano prestiti per circa 130 miliardi di euro, mentre al 6 aprile 2021 sono oltre 1,8 milioni le richieste di garanzie pervenute al Fondo di Garanzia sui finanziamenti in favore di imprese per un importo complessivo di 152,6 miliardi di euro. Nel confronto internazionale proposto dal think tank indipendente Bruegel, il volume di garanzie legate all’emergenza Covid-19, in rapporto al PIL, in Germania è pari all’1%, in Francia e Regno Unito al 5%, in Italia all’8% e in Spagna al 9%. Le imprese hanno sostituito i fondi liquidi provenienti dal ciclo dei ricavi con prestiti bancari. Secondo il report mensile ‘Moneta e banche’ di Banca d’Italia pubblicato martedì scorso, a febbraio 2021 i prestiti alle imprese sono in aumento del 7,6% (+7,3% nel mese precedente). Nel Bollettino economico della nostra banca centrale pubblicato venerdì scorso, si evidenzia che nel secondo semestre del 2020 aumenta la domanda di fondi coperti da garanzia, a fronte di una domanda sostanzialmente invariata per i prestiti non garantiti. Va ricordato che la sostituzione di liquidità proveniente dai pagamenti dei clienti con prestiti bancari influisce negativamente sugli oneri finanziari e la creazione di valore aggiunto, mentre il maggiore indebitamento richiederà del tempo per essere completamente riassorbito dai bilanci delle imprese. L’economia italiana rimane imbrigliata da un eccesso di risparmio: mentre nel 2020 la spesa per consumi e investimenti si riduce di 157 miliardi di euro, negli ultimi dodici mesi i depositi bancari di famiglie e imprese sono aumentati di 162,3 miliardi di euro.

A fronte dei tempi lunghi necessari per superare la crisi di liquidità, il mondo delle imprese è preoccupato rispetto alle tensioni che si genereranno a fronte di una attenuazione degli interventi. A seguito della necessità di nuove moratorie, della proroga di quelle in essere e delle garanzie sui prestiti e del prolungamento da 6 a 15 anni dei tempi di rimborso, come recentemente evidenziato da Confartigianato, nel Documento di economia e finanza varato giovedì scorso si indica che nel prossimo decreto legge, contenente nuove misure per il sostegno alle imprese e il rilancio dell’economia, “sarà estesa e rafforzata la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti, così come la moratoria ex lege sui prestiti delle Piccole e Medie Imprese”. L’analisi dell’Ufficio Studi nella rubrica ‘Imprese ed energia’ su QE-Quotidiano energia.

Il trend del credito per dimensione di impresa – La crescita dei prestiti in Italia risulta meno vivace per le imprese di minor dimensione: a dicembre 2020 i prestiti alle piccole imprese aumentano del 6,6%, performance migliore rispetto al +5,6% della precedente rilevazione di settembre 2020, ma sono ancora in ritardo rispetto al totale delle imprese i cui prestiti crescono dell’8,4% (anch’essi in miglioramento rispetto al +6,9% di tre mesi prima).

I dati di dettaglio territoriale evidenziano un aumento diffuso dei prestiti alle piccole imprese con le crescite più importanti, superiori al +10%, per sei delle otto regioni del Mezzogiorno (complessivamente il 18,7% dei prestiti alle piccole imprese) in cui le piccole imprese mostrano inoltre anche una performance migliore rispetto al totale delle imprese: Campania +12,3% (+2,1 punti percentuali rispetto al +10,2% del totale imprese), Sicilia +11,3% (+3,6 punti rispetto al +7,7% del totale imprese), Puglia +11,0% (+3,3 punti rispetto al +7,7% del totale imprese), Calabria +10,8% (+3,2 punti rispetto al +7,6% del totale imprese), Sardegna +10,4% (+1,6 punti rispetto al +8,8% del totale imprese), Basilicata +10,3% (+2,6 punti rispetto al +7,7% del totale imprese). I territori con le minori crescite di prestiti alle piccole imprese sono la Provincia Autonoma di Trento con il +1,4% e la Provincia Autonoma di Bolzano ed il Veneto, entrambi a +3,4%, dato quasi dimezzato rispetto alla media nazionale.

I dati per territorio sono disponibili in “Appendice statistica – Credito, Occupazione ed Export dei Settori di MPI – 12° report Covid-19”. Clicca qui per scaricarla.

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