Riforme lente penalizzano la crescita e la ripresa

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), da presentare alla Commissione europea entro il prossimo 30 aprile, dovrà contenere concreti interventi di riforma in grado di accelerare la crescita ed evitare una disastrosa crisi del debito sovrano. Le riforme previste dovranno essere attuate in tempi rapidi per poter consentire al sistema economico di accelerare i processi di creazione di valore. L’analisi però mette in luce che il varo legislativo di una riforma è una condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere buoni risultati. E’ necessario un efficace sistema di governance, articolato su incentivi e penalizzazioni, affiancato da un costante monitoraggio, per raggiungere gli obiettivi sottesi dai processo di riforma.

Tempi per i pagamenti della Pa attenzione oggi solo il 41% dei Comuni paga entro i termini della riforma di 8 anni fa 

Dal 1° gennaio 2013 è entrata in vigore la Direttiva europea dei pagamenti – una importante progetto di riforma europeo – che obbliga le Pubbliche amministrazioni di pagare le forniture entro 30 giorni. A 8 anni dal varo di questa normativa, l’analisi dei dati del MEF evidenzia che  nei primi tre trimestri del 2020 sono ancora 1.440 comuni, a cui fanno capo un importo di fatture per 3,7 miliardi di euro – il 13% dell’importo delle fatture ricevute dai comuni italiani – che pagano addirittura oltre i 60 giorni, altri 734 comuni (9,9% importo) pagano tra 51 e 60 giorni, 988 comuni (9,2% importo) pagano tra 41 e 50 giorni. Tali ritardi sono di particolarmente gravità nel pieno della crisi da pandemia che ha portato il 33,9% delle imprese italiane in crisi di liquidità, come evidenziato nel report pubblicato questa settimana dall’Ufficio Studi di Confartigianato.

Nel confronto internazionale proposto da Eurostat l’Italia è il secondo paese dell’Ue per peso sull’economia dei debiti commerciali della Pa, con un valore del 2,7% del PIL, 1,2 punti superiore alla media dell’Unione europea.

I tempi medi di pagamenti di tutti i Comuni sono disponibili nell’Appendice statistica “I tempi di pagamento dei Comuni nei primi tre trimestri del 2020”. Clicca qui per scaricarla.

Riorganizzazione local utilities ovvero limitata riorganizzazione della partecipate locali poco efficienti

La riforma delle partecipate pubbliche varata nel 2016 definiva dei criteri quantitativi per individuare le partecipazioni da dismettere, tra i quali fatturato inferiore al milione di euro, assenza di dipendenti, o numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti. A distanza di oltre quattro anni dal varo della riforma il processo di razionalizzazione come evidenziato in uno studio pubblicato a luglio 2020 dalla Banca d’Italia “il processo di dismissione procede lentamente e con esiti inferiori alle attese“, a seguito dell’indebolimento causato da interventi legislativi, difficoltà di coordinamento e di capacità amministrativa degli enti coinvolti, in particolare a livello locale e la scarsa appetibilità sul mercato delle partecipazioni da dismettere.

Nel Rapporto sulle partecipazioni delle Amministrazioni Pubbliche del MEF si indica che su un totale di 9.815 partecipazioni non conformi ai parametri del TUSP, solo 1.732 partecipazioni, pari al 17,65 per cento, risultano razionalizzate al 31 dicembre 2018.